Architè: ma quanto mi costi?

Oggi parleremo di un discorso molto dibattuto, prima ancora di affrontare il tema dei costi di una ristrutturazione, relativo alla parcella professionale, ovvero il costo dell’architetto, cercando di comprendere nel dettaglio le specificità legate ai costi dell’attività di progettazione e consulenza in ambito di interni.

Si potrebbe fare un ulteriore distinguo per ambito specialistico di appartenenza, ma rimanendo nel generico caso della figura del “tecnico abilitato”[1] possiamo affermare che, aldilà delle relative competenze, non ci siano grandi differenze di prezzo tra le diverse categorie professionali (geometra, architetto, ingegnere), nei limiti delle relative competenze.

E’ ormai noto che il parametro più utilizzato per reperire informazioni e contatti da parte della maggioranza degli utenti che si affida alla rete, ancor prima di considerare fattori essenziali (preparazione, competenza, esperienza, background), sia la voce “costo”. E’ molto facile poter stilare un breve elenco delle più diffuse chiavi di ricerca che determinano la ricorrenza di tali termini: costo architetto, preventivo o costo ristrutturazione, preventivo architetto, parcella architetto di interni ecc.

Azione più che logica e lecita, certamente. Peccato che come sempre la ricerca non porta ai frutti sperati, o meglio si finisce per cadere nel marasma delle pseudo-informazioni senza trovare la giusta risposta ad una semplice domanda: quale è il costo dell’architetto?

Perchè molte differenze sul costo dell’architetto?

Troverete senz’altro molti portali dedicati che si fregeranno di aver trovato la soluzione al problema, proponendovi banali tabelle generiche e senza alcun riferimento di confronto. Pochi vi spiegheranno, oltre al quanto, il perché vi sia una ampia forbice di prezzi e come questo possa, tra l’altro, influenzare la qualità del servizio offerto.

Una spiegazione è relativa al fatto che dal 2006 sono state abrogate le cosiddette Tariffe dei Compensi, sino ad allora termine minimo ed inderogabile a cui tutti i professionisti di categoria erano tenuti a riferirsi. Senza uscire fuori tema ma volendo ugualmente proporre un punto di riflessione, sappiate che negli ultimi anni le associazioni di categoria e dei consumatori (strano ma vero) si sono ribellate a questo nuovo sistema di (eccessivo) libero mercato[2], poiché, se da una parte ha liberalizzato la concorrenza a favore dell’accessibilità ad un pubblico più vasto, dall’altra inevitabilmente, non ha fatto altro che innescare un processo di asta al minimo ribasso, in una lotta inaccettabile tra sciacalli e onesti lavoratori.

Volendo comunque dare un ordine di grandezza, se si simula un preventivo di parcella per determinare il costo dell’architetto ad esempio per una ristrutturazione di interni, adottando le vecchie tabelle tariffarie (Ex Legge 143/1949, “Approvazione della tariffa professionale degli ingegneri ed architetti“) si scopre come in realtà, da quando sono state abrogate le suddette tariffe, i costi sono tendenzialmente diminuiti.

Facciamo un esempio: il caso della ristrutturazione di interni

Fatte le doverose premesse, poiché verranno richiamate successivamente, è il caso di ricordare quale sia l’iter di una ristrutturazione di interni che, nel dettaglio o per chi gli fosse sfuggito il post, è possibile consultare in questo mio recente articolo:

  • Fase di ricerca preliminare: confronto tra autorizzazioni e stato di fatto
  • Progetto preliminare: il layout distributivo-funzionale
  • Progetto definitivo: la ricerca dello spazio architettonico e del “tema”
  • Progetto esecutivo: le istruzioni tecnico-costruttive per eseguire i lavori
  • Pratiche amministrative: la richiesta delle autorizzazioni
  • Contabilità: il calcolo particolareggiato dei costi e la redazione del capitolato
  • Project Management: l’assistenza nella scelta delle forniture
  • La Direzione Lavori: il controllo del progetto tecnico-economico
  • La chiusura dei lavori: collaudo, fine lavori e variazione catastale

Ma quando è necessario il tecnico?

Senza dilungarci troppo sull’importanza (e sopratutto la differenza) della presenza di un tecnico, partiamo dall’altro quesito più ricorrente: è sempre necessario?

Tra le variazioni sul tema si sente spesso dire:
il tecnico è una spesa superflua”, “l’architetto è ridondante: basta l’impresa e il tecnico (sempre dell’impresa)”, “per la mia ristrutturazione mi organizzo da solosemmai chiamo il tecnico solo per problemi che non riesco a risolvere” (il famoso tecnico a chiamata come i pompieri), “il tecnico deve anche coordinare tutti gli artigiani ed i fornitori” (il tecnico diventa magicamente anche impresario), “i lavori li controllo io personalmente” (con quali competenze?).

Per quanto anche in questo campo, purtroppo, in rete se ne leggono di tutti i colori, in realtà la risposta è piuttosto semplice e definitiva: l’indispensabilità nel caso specifico lo impone semplicemente la normativa vigente. Quindi è implicito attendersi che generalmente, il tecnico serva quasi sempre. E sopratutto serve poiché egli è l’unico interlocutore attraverso il quale i tuoi unici interessi possono essere tutelati, sia nei confronti dell’impresa (contenzioso, imprevisti, danni, ufficialità della contabilità ecc.) che dell’amministrazione deputata al controllo edilizio (regolarità dell’intervento, eliminazione di cause ostative future vendite ecc.).

Certamente, se devi rifare (e attenzione ho detto rifare e non crearne uno da zero) il bagno o la cucina, cambiare pavimenti e rivestimenti, tinteggiare i locali, non è necessario chiamare il tecnico (pur essendo una valida “guida” per la coerenza ed ottimizzazione degli acquisti, o per scelta dell’impresa) poiché trattasi di Manutenzione Ordinaria. La differenza sostanziale tra ciò che è soggetto ad una pratica con firma ed asseverazione di un tecnico abilitato sta nella entità del mutamento delle condizioni dell’immobile, poiché sia la normativa nazionale che le disposizioni locali determinano limiti inderogabili di trasformazione: lo spiego meglio in questo mio altro articolo, sulla corrispondenza tra tipo di intervento e regime autorizzativo.
Per ora ti basta sapere che se solo sposti un tramezzo (e qui si aprirebbe un vaso di pandora poiché sempre “tecnicamente” solo un professionista iscritto all’albo è nella facoltà di poter confermare che trattasi di tramezzo, ovvero elemento non strutturale), per la norma[3] stai effettuando una Manutenzione Straordinaria, che richiede quantomeno una CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata da tecnico abilitato).

Sarà dunque il caso di elencarti le “sottocategorie” che sono alla base delle specifiche mansioni del tecnico (ovvero quelle che un “non tecnico” non è titolato ad eseguire), chiamato a “dirigere” la tua ristrutturazione:

  • verifica la conformità e legittimità dello stato di fatto a precedenti titoli ed autorizzazioni (ultimo progetto depositato ed assentito)
  • predispone e firma gli elaborati grafici, le relazioni tecniche asseverate e gli allegati obbligatori per l’istruttoria della pratica autorizzativa (Cila o Scia)
  • redige il piano rifiuti edili da allegare alle istanze autorizzative
  • elabora la certificazione energetica e l’attestazione prestazionale (APE)
  • svolge il compito essenziale di Direttore dei Lavori
  • svolge eventuale ruolo di Coordinatore per la sicurezza (CSP/CSE in caso di più imprese anche non contemporanee)
  • effettua il Collaudo tecnico-amministrativo e firma il certificato di regolare esecuzione
  • presenta la richiesta di Agibilità (SCA)
  • presenta la variazione catastale e la dichiarazione di Fine Lavori

Tutto chiaro, ma io volevo solo sapere quale possa essere il costo dell’architetto per il mio “progetto”!

Mi perdonerai ma quanto scritto è una premessa più che doverosa poiché se non si comprende l’efficacia e la necessità del tecnico, sarà ancor più difficile digerirne il compenso. Mi auguro quindi che, a questo punto e sempre aldilà di fattori anche più importanti (fornirti un progetto fattibile tecnicamente, valido e coerente con le reali necessità, ottimizzato nelle funzioni e nella qualità spaziale, organico dal punto di vista dello stile, soppesato sul piano economico nel rispetto del budget di spesa, dettagliato rispetto alle soluzioni ecc.) che determinano la validità del risultato finale, tu sia ormai più consapevole di quale sia il ruolo del tecnico e quante e quali siano dunque le sue responsabilità.

Alla luce di quanto detto nei primi paragrafi, ad oggi, non essendovi un “listino unico nazionale”, ogni professionista si orienta in base alla propria esperienza ed in base alla completezza e qualità dei servizi che offre. Ecco perché in seconda istanza non è possibile valutare un tecnico solo attraverso la sua parcella, quantomeno non può essere considerato l’unico paramentro di selezione.

E’ comunque prassi comune riferirsi a degli standard ad importo fisso per ciò che riguarda le attività di progettazione, consulenza e pratiche burocratiche, diversamente importi ad aliquota variabile in percentuale sul costo dell’opera per la Direzione Lavori, Sicurezza ecc.

Apro una ulteriore e doverosa parentesi. Spesso si sente dire: “non capisco perché il tecnico mi ha addebitato una percentuale anche sui materiali che io stesso ho acquistato”. A prescindere che la “percentuale” è solamente un parametro proporzionale ad una data entità per quantificare il valore di una prestazione (secondo la regola diretta %costo = prestazione+responsabilità) e non è dunque certamente una royalty, deve essere bene inteso che il principio ordinatore è quello della responsabilità diretta, nell’azione di controllo e nelle stesse istruzioni impartite agli esecutori poiché, di fatto, la parcella è quantificata in base al valore complessivo dell’opera.

E’ altresì consuetudine, specie nel campo degli interni, parametrizzare anche i costi fissi alla complessità dell’opera da realizzare: ecco che vengono in aiuto considerazioni anche di natura estimativa, che evidenziano come ci sia una certa corrispondenza tra costo medio presunto di una ristrutturazione e valore dell’opera al variare della superficie planimetrica. Facile dunque attendersi che per le fasi di progettazione e quelle ad esse propedeutiche, vi sia un certa flessibilità con tendenza al rialzo man mano che l’appartamento cresce di dimensioni (a parità di entità di intervento, ovvero grado di complessità).

Di seguito viene riportata una tabella di riepilogo con dei range medi applicati a casi similari e per le medesime attività/prestazioni di progettazione e consulenza tecnica:

minmax
Fattibilità e Verifiche preliminari150 €300 €
Rilievo e stato di fatto 150 €350 €
Progetto Preliminare 300 €800 €
Progetto Definitivo500 €1.000 €
Progetto Esecutivo800 €1.500 €
Pratiche urbanistiche (CILA)600 €1.500 €
Assistenza (Project Management)300 €800 €
Contabilità e computi400 €1.000 €
Pratiche catastali e chiusura lavori300 €500 €

Come già accennato per le attività di Direzione Lavori, o Coordinatore della Sicurezza, è consuetudine affermata (direttamente derivata dai vecchi metodi tariffari, per quanto aboliti risulterebbero comunque estremamente efficaci a quantificare un equo compenso) è quella di richiedere un compenso a percentuale, in base all’impegno ed alle responsabilità assunte:

minmax
Direzione Lavori3%10%
Direzione Artistica2%5%
Coordinatore Sicurezza3%7%
Design arredi su misura5%12%

Immagino che a questo punto sia facile farsi un’idea di quali possano essere i costi relativi e complessivi per l’affidamento dell’incarico professionale, siano essi solamente di natura tecnica (cioè solo le prestazioni richieste dalla normativa) che integrate in un servizio a tutto tondo: sappi però che nel primo caso, poiché trattasi di una attività parziale, viene generalmente applicata una maggiorazione del 25%. Naturalmente è inteso che per tutte le prestazioni non sono incluse (laddove non implicitamente dichiarato) le spese, le quali solitamente vengono conteggiate forfettariamente (15-25%) o a consuntivo rispetto a prospetti analitici di spese effettive.

Ai costi precedentemente richiamati dovrai considerare l’Iva per legge (al momento pari al 22%) ed il contributo di rivalsa per la Cassa previdenziale pari al 4%. Ricorda che rimarranno sempre a tuo carico, e dunque anch’esse escluse dalla parcella, le spese di istruttoria, ricerca e riproduzione di atti e documenti, bolli, reversali, sanzioni ecc.

Questi riferimenti per calcolare il costo dell’architetto sono in linea con il mercato?

Proviamo a fare un rapido raffronto, immaginando che le suddette Tariffe Nazionali siano ancora in vigore per il nostro caso di esempio (ristrutturazione di interni).
La struttura del calcolo verrebbe effettuata considerando come dato fondamentale e base stessa delle aliquote, il costo presunto totale dell’opera: avremmo dunque diversi scaglioni di importo lavori, a cui è associata una percentuale globale (variabile in funzione di: Classe dei Lavori, Categoria e Complessità – per una ristrutturazione di interni si considerava Classe I, Cat. d), in cui i livelli intermedi potevano essere proporzionati in base ad una formula aritmetica di ponderazione.

Si farebbe corrispondere, ad ogni fase del lavoro una aliquota di incidenza sul totale, in modo tale da dare un “peso” ed una importanza relativa rispetto all’incarico:

fasealiquota
Progetto di massima0,10
Preventivo sommario0,02
Progetto esecutivo0,25
Computo particolareggiato0,10
Particolari costruttivi e decorativi0,15
Capitolati e Contratti0,03
Direzione Lavori0,25
Assistenza al collaudo0,03
Contabilità e Liquidazione0,07

Fatte dunque le premesse, se consideriamo ad esempio un importo lavori di 25.000 € (appartamento di 50 mq e 500 €/mq di spesa presunta), la percentuale globale sarebbe del 18,4%. Ciò significa che ogni fase sarà valutata sul totale secondo la propria incidenza relativa, ad esempio:

fasevalore
Progetto di massima0,10 x 0,184 x €25.000 = 460 €
Preventivo sommario0,02 x 0,184 x €25.000 = 92 €
Progetto esecutivo0,25 x 0,184 x €25.000 = 1150 €
Computo particolareggiato0,10 x 0,184 x €25.000 = 460 €
Particolari costruttivi e decorativi0,15 x 0,184 x €25.000 = 690 €
Capitolati e Contratti0,03 x 0,184 x €25.000 = 138 €
Direzione Lavori0,25 x 0,184 x €25.000 = 1150 €
Assistenza al collaudo0,03 x 0,184 x €25.000 = 138 €
Contabilità e Liquidazione0,07 x 0,184 x €25.000 = 322 €

Ai suddetti importi andrebbero poi aggiunti i costi relativi ad altre attività comunque ricomprese nell’incarico (verifiche preliminari, rilievo, pratica autorizzativa, assistenza, attività di consulenza specialistica, aggiornamento catastale ecc.) e  che troverebbero applicazione secondo il criterio della discrezione. Inoltre si calcolerebbe un ricarico globale compreso tra il 15-30% per la conglobazione delle spese di espletamento e una maggiorazione del 25% qualora l’incarico avesse natura parziale (es. solo progetto o solo direzione lavori).

Dunque su un costo lavori di 25.000 € il committente pagherebbe al tecnico incaricato una parcella di ben 7.000 €.
Per un importo del genere, OGGI, il costo complessivo di una consulenza difficilmente supererebbe i 4-5.000 €.

Quanto rimane in tasca all’architetto?

Facendo “i conti della serva”, agli importi fatturati bisogna detrarre oltre a tasse e contributi prevvidenziali, tutta una serie di spese collegate all’attività professionale. In dettaglio possiamo stimare che, mediamente, un architetto abilitato sostiene annualmente le seguenti spese fisse:

  • Quota iscrizione al proprio albo Professionale: 190€;
  • Polizza RC Professionale massimale 500.000€: 250€
  • Corsi di Aggiornamento Abilitanti (ogni 4 anni): 400€, pari a c.ca 100€/anno
  • Corsi di Formazione e crediti formativi: 30-100 €/anno
  • Tasse Erariali (regime forfettario): 15% del Reddito Imponibile
  • Contributi Prevvidenziali INARCASSA: 14,5% Reddito Netto + 4% Volume d’affari
  • Tenute contabili e oneri connessi (regime forfettario): 300€/anno

Per comprendere quanto resta in tasca all’architetto, bisogna innanzitutto stabilire un fatturato medio che possiamo sen’altro ricavare dal report dell’Osservatorio libere professioni di Confprofessioni, pari a 25.000€ Lordi.

Tralasciando la complessità dei calcoli, togliendo da questi i contributi prevvidenziali pari a 3.820€ e le tasse di 2.530€, rimangono 18.650€ da cui detrarre le spese fisse di cui sopra e le spese variabili.

Tra le spese variabili dobbiamo considerare la conduzione dell’attività e dello studio, (senza contare l’eventuale affitto dello stabile, volendolo paragonare ad un costo comune ad altre professioni dipendenti), le spese di viaggio e spostamento, i costi di corrispondenza, stampa ecc., l’acquisto e manutenzione di attrezzature e strumentazioni tecniche, che potremmo quantificare globalmente nell’ordine di un 15% del fatturato, ovvero c.ca 3.750€. Una quota, quasi mai considerata, è il fatto che nel fatturato dovremmo contemplare una parte da destinare all’autoliquidazione (già perchè i dipendenti oltre ad avere uno stipendio netto, hanno anche almeno trediscesima mensilità e il TFR): potremmo pensare ad uno compenso l’anno pari a c.ca 2.000€.

A conti fatti, essendo la matematica non una opinione, dei 25.000€ ipotizzati inizialmente,rimane un importo netto annuo di 12.000€ (pari a 925€ per 13 mensilità, o 1.000€ per 12) con cui campare, a fronte di un dipendente indeterminato che a fine anno prende mediamente tra 17.000 e 19.000€ netti (25.000€ Reddito Annuo Lordo).

Il costo dell’architetto risulta oggi, dunque, equo ed adeguato?

Alla fine possiamo dire che un costo medio di una parcella professionale per una ristrutturazione è variabile tra c.ca 4.000 € e i 18.000 €, al netto di eventuali trattamenti particolari.

Anche se non parliamo di cifre realmente e certamente pertinenti alla importanza e responsabilità del caso, è possibile affermare che il costo dell’architetto è assolutamente in linea con l’andamento del mercato, pur risultando comunque sottostimato rispetto alle precedenti pretese, che avevano ragione nella oggettività del calcolo, rapportato alla complessità relativa dell’incarico.

Se vuoi conoscere nel dettaglio quali sono le tariffe e le promozioni che applico nella mia attività, ti consiglio di visitare la pagina dedicata alle ristrutturazioni.

note

note
1 condizione necessaria è infatti il possesso di specifici requisiti che vanno dall’ottenimento di un diploma professionale (geometra) ad una laurea specialistica (architetto, ingegnere), i quali permettono l’accesso al titolo di abilitazione conseguito attraverso il superamento dell’Esame di Stato, altro elemento essenziale per poter esercitare la professione che, comunque, può avvenire solo a seguito dell’iscrizione all’Albo professionale
2 la polemica nasce dal fatto che è comunque anticostituzionale nonché in-dignitoso, non rapportare il compenso alla complessità e qualità del servizio. Di qui gli emendamenti in continua evoluzione che promettono il cosiddetto “Equo Compenso”, a tutela senz’altro dei professionisti ma anche dei consumatori, poiché in questo modo si preserva la “garanzia” di un servizio di effettiva qualità e proporzionalità al compenso
3 il riferimento operativo primario in termini di edilizia è il testo unico già D.P.R 380/2001 che ha di recente ricevuto numerose semplificazioni ed emendamenti con il decreto “Scia2” che ha riorganizzato la gerarchia dei titoli edilizi e relativa classificazione degli interventi